Articolo a cura di Mauro Castelli per la rubrica “Di giallo in giallo” di Economia Italiana
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L’ultimo suggerimento per gli acquisti, che è poi un doppio suggerimento, si rifà alla pubblicazione, da parte della Piemme, di due romanzi storici firmati dal capitolino Walter Astori, nei quali viene data voce alle prime due indagini del questore Flavio Callido, chiamato a risolvere altrettante morti violente nella Roma del 61 avanti Cristo, sotto il consolato di Pisone e Corvino. Ovvero Omicidi nell’Urbe (pagg. 352, euro 19,00) e Omicidi nella Domus (pagg. 230, euro 19,00), due lavori raccontati all’insegna di un puntiglioso lavoro di ricerca e di una indubbia originalità, caratteristiche peraltro sostenute dall’accuratezza nel tratteggiare credibili contesti e personaggi, oltre che da un glossario volto a spiegare al lettore la rava e la fava dei termini latini che fanno capolino fra le pagine.
Risultato? Il frutto maturo, di piacevole quanto intrigante leggibilità, della passione per la storia e la scrittura di questo autore, al quale l’ironia certo non manca. Tanto da fargli annotare sul suo profilo: “Da bambino non capivo perché l’assassino dovesse essere sempre il maggiordomo e così ho cominciato a scrivere romanzi gialli. Da lì in poi non ho più smesso. Se è un bene o un male me lo farete sapere…”.
Trentotto anni, romano, laureato in Giurisprudenza, dopo esperienze tra carta stampata, radio e tv, Astori attualmente lavora nell’ambito della comunicazione per Eleven Sports Italia. Fermo restando il viziaccio di fare della propria scrittura un piacere personale, “contagioso – secondo quando sostenuto da Marco Benedetti – per chi ha avuto sin dall’inizio la fortuna di sbirciare quello che la sua fantasia e il suo talento tramutavano in storie avvincenti”. Dimostrando indubbie qualità “sin da quando aveva scelto di fare il proprio apprendistato nella piccola redazione di Volleymania, diventandone colonna portante della edizione online e deus ex machina della versione cartacea e di tutte le iniziative televisive e radiofoniche firmate da una testata senza aiuti e senza santi in paradiso”. Qualità che lo avrebbero portato a tenere banco in Sportube prima e in Eleven Sports poi.
Ovviamente il suo punto di arrivo è sempre stato rappresentato dallo sbarco nelle librerie. Sogno avverato grazie appunto alla Piemme che, nell’arco di un mese o poco più, lo ha gratificato della pubblicazione dei due citati libri, infarciti di morti illustri che inquietano e terrorizzano Roma, alle prese con conflitti politici sempre più accesi. Tanti i possibili colpevoli (fra questi nientemeno che l’ex console Marco Tullio Cicerone), molti gli indizi fuorvianti, troppi i possibili moventi.
Ma andiamo con ordine. In Omicidi nell’Urbe vengono trovati morti Gaio Rabirio e Marco Cornelio Crisogono, due cittadini in vista accomunati da un passato di violenze e perdizione. Entrambi sono stati prima mutilati e poi giustiziati con un colpo al cuore. Sui corpi l’assassino si è accanito con brutalità, ma ha voluto rispettare le regole di sepoltura ponendo un aspergillum per purificarli e inserendo nelle loro bocche una moneta per pagare il viaggio nell’aldilà a Caronte. Un modus operandi che ricorda quello dei sacrifici umani officiati dai sacerdoti della dea Ma. Per questo i romani, impauriti e inferociti, se la prendono con i sacerdoti.
Il princeps senatus Lutazio Catulo, approfittando della lontananza di Pompeo, affida l’indagine al giovane questore Flavio Callido, chiamato a districarsi in una vicenda scabrosa nella quale nessuno risulta al di sopra di ogni sospetto. “Un compito delicatissimo che potrebbe compromettere sia la sua carriera politica sia la scalata al potere dello stesso Pompeo. La scia di brutali delitti, infatti, avrà un seguito con altri personaggi di spicco sulla scena politica. A Callido – coadiuvato da una squadra sui generis che comprende Lutazia, giovane figlia di Catulo, Achillea, impavida gladiatrice eroina delle folle, e Cefea, ermafrodita figlia del gran sacerdote della dea Ma – il compito di far luce su un caso in grado di far vacillare Roma dalle fondamenta”.
Morti ammazzati, si diceva, che ovviamente tengono banco anche – come da titolo che strizza l’occhio al precedente – in Omicidi nella Domus. Dove ci imbattiamo in un Flavio Callido che, per ritemprarsi dalle fatiche della vita romana, si concede qualche giorno di riposo presso la villa suburbana di suo padre Spurio, figura importante durante la dittatura di Silla. Ma al suo arrivo non gli ci vuole molto per rendersi conto che il clima non è dei più favorevoli. Nella notte è morta infatti Cecilia, seconda moglie di Lucio Calpurnio Bestia, uno degli ospiti illustri di Spurio insieme all’ex console Murena e a Fausta Cornelia, figlia del dittatore Silla.
“Tutti gli ospiti sono concordi nel ritenere che si sia trattato di una morte per cause naturali, tranne Marciana, madre adottiva di Cecilia e cugina di Catone l’Uticense. Nel corso della notte, infatti, Cecilia era scampata a un attentato e aveva lanciato accuse circostanziate nei confronti di Licinia, sorella di Murena, rea di volersi sbarazzare di lei per poter sposare il nobile Bestia. I due illustri patrizi, infatti, sono legati da forti interessi proprio nel momento in cui la congiura di Catilina ha lasciato un vuoto di potere. E per Pompeo, Crasso e Cesare, che si stanno facendo largo nella vita politica dell’Urbe, Cecilia poteva costituire un ostacolo”.
Nemmeno a dirlo, spetterà a Flavio Callido far luce sulla tragica fine della donna nonché sulla morte di una schiava e la sparizione di uno schiavo, di cui nessuno pare interessarsi. Ma scoprire la verità potrebbe essere più pericoloso di quanto lo stesso questore immagini.